SOLOPRENEUR MAPPATURA

SOLOPRENEUR è la risposta concreta a competenze specifiche per una maggiore occupabilità attraverso percorsi di lavoro autonomo per le persone in regioni remote che affrontano sfide per accedere al mercato del lavoro.

In IO2, i partner mapperanno le competenze necessarie per diventare autoimprenditori. Oltre a sviluppare una formazione innovativa, i partner individueranno e selezioneranno tra gli strumenti/risorse/soluzioni esistenti quelli che sono più suscettibili di promuovere il lavoro autonomo.

La mappatura delle competenze di Solopreneuship illustrerà le esigenze di apprendimento reali, attraverso una serie di dati e informazioni a livello qualitativo e quantitativo.

Introduzione

Durante il periodo di crescita registrata prima della crisi del 2008, il mercato del lavoro europeo è riuscito ha trovare un alto grado adattabilità alle nuove circostanze socio-economiche emergenti attraverso delle misure di flessibilità sia interna che esterna.
Negli anni di pre-crisi (dal 2005 fino al 2008), ad eccezione per i Pasi con un mercato del lavoro dallo stato particolarmente complicato, sul territorio europeo si è registrato un abbattimento marcato del tasso di disoccupazione. La situazione si è radicalmente rovesciata con l’intervento della crisi che ha colpito soprattutto la popolazione lavorativa femminile e personale non qualificato.
L’impatto non è stato però omogeneo: statistiche dimostrano che il versate meridionale e orientale del continente ha sofferto la disoccupazione in maniera ben superiore rispetto le popolazioni del nord Europa – staccandosi di un 30% circa.
Nelle regioni del Sud, il tasso di auto-impiegabilità è prevedibilmente più alto – soprattutto per quando riguarda la popolazione maschile ma ad eccezione per il settore dei servizi.

I giovani, guidati soprattutto dal timore di rimanere disoccupati per lungo tempo, sono quelli maggiormente incentivati ad intraprendere una carriera autonoma: la proporzione di questi profili si aggira attorno il 15% con una leggera flessione registrata solo nel 2004 – un fenomeno considerevolmente superiore rispetto il passato. Più del 60% dei lavoratori autonomi affermano di esserlo diventati per loro scelta, soprattutto quelli che praticano nel settore dell’educazione, dell’agricoltura e dei trasporti.
Nel report “Entrepreneurship 2020 Action Plan-Reigniting Entrepreneurial Spirit in EU” la Commissione Europea identifica tre aree di intervento principali su cui fare leva per stimolare in positivo il tasso di imprenditoria:

• Formazione e coaching
• Snellimento delle barriere burocratiche e sistemi di supporto (finanziario e non) agli aspiranti imprenditori
• Investire sulla cultura imprenditoriale e dare forza alla nuova generazione di imprenditori europei

Tutti i governi nazionali dell’UE operano in maniera tale da alleggerire il lavoratore autonomo da pesanti vincoli normativi e metterlo nella condizione di promuovere la sua attività verso standard di efficacia sempre più alti – coerentemente alle strategie delineate da Europe 2020. In Francia ad esempio, si sono registrati dei segnali di miglioramento dopo un forte periodo di depressione durato all’incirca 10 anni. Il governo francese punta a rappresentare una delle dieci economie più competitive entro il 2020. Italia, Islanda, Cipro, Spagna e la stessa Francia sono tradizionalmente delle nazioni il cui tessuto economico si regge essenzialmente sulle PMI – realtà che sono state pesantemente penalizzate dalla crisi economica.
In tutti i Paesi considerati, esiste un considerevole gap in termini di skills e conoscenze specialistiche su cui questo programma intende intervenire.

Governi e istituzioni hanno l’obiettivo di sviluppare un ambiente positivo, abilitante e favorevole all’autonomia imprenditoriale ma nonostante ciò sono ancora tanti le sfide attualmente aperte – Solopreneur è un progetto specificatamente chiamato al risanamento di questi spazi vuoti.
Dai nostri accertamenti risulta che due concetti fondamentali emergono dal termine “Soloimprenditoria”: lavoro autonomo e imprenditoria. Il primo è generalmente associato al rischio di non riuscire a procacciare in autonomia un parco clienti sufficientemente profittevole; ad una cornice burocratica troppo spesso “nebbiosa” e soggettivamente interpretabile e ad un basso livello di garanzia rispetto rischi di altra natura. Si osserva che la soloimprenditorialità è un fenomeno che segue in maniera piuttosto coordinata i cicli periodici di crisi essendo una delle risposte più automatiche ed intuitive allo spettro dell’eventuale disoccupazione. Dopo un primo periodo di flessione, il numero di lavoratori autonomi è di nuovo in crescita e conta principalmente lavoratori in età avanzata. Le più recenti politiche pubbliche di incentivo vogliono assicurare al mondo del lavoro autonomo un contesto fluente ed abilitante intervenendo sia sulle dinamiche sociale che quelle finanziarie.

Il lavoro autonomo negli Stati del Consorzio

Lo sviluppo e l’incentivo del tasso di imprenditorialità europeo è tutt’ora uno degli obiettivi chiave di ciascun Stato Membro ed è sancito tra le otto Key Competences for Lifelong learning.
Con riguardo a ciò, esistono molteplici programmi di formazione dedicati allo sviluppo della piccola e media imprenditoria; l’attività imprenditoriale, seppur intesa, rimane comunque al di sotto delle soglie previste e ancora non risulta capace di innescare quell’effetto occupazionale sperato.
Nonostante questo, il fenomeno dell’imprenditorialità e del lavoro autonomo raccoglie ancora un considerevole interesse in tutti i Paesi campionati nel progetto – seppur ciò non si rifletta coerentemente nella realtà con una crescita effettiva del numero di imprese di nuova fondazione. Di contro, con l’evoluzione della normativa, la frontiera tra impiego e imprenditorialità si è andata conseguentemente riclassificando. In Martinica ad esempio, l’alto tasso di disoccupazione – particolarmente dominante soprattutto tra la popolazione giovanile – fa sì che la soluzione del lavoro autonomo si promuova quasi autonomamente.
In ogni dove si è riscontrato un forte accento sull’imprenditoria giovanile – tolto solo il caso della Spagna che presenta una concentrazione piuttosto elevata imprenditori in età medio-avanzata. Con una rete imprenditoriale costituita al 95% da PMI (in Islanda questa percentuale raggiunge addirittura il 98,5%), i governi hanno l’onere di implementare dei sistemi di incentivo capaci di sostenere queste specifiche realtà in termini di innovazione, skills e capabilities. Si tenga a mente che da sole le PMI di ciascuno di questi paesi contribuisco a circa il 50% del PIL nazionale e, anche in virtù di questo merito, un sentimento molto diffuso tra gli esercenti del settore e quella di una pressione fiscale troppo stringente senza che da un lato ciò sia soppesato da un adeguato sistema di servizi e diritti.
Osservando il macro-schema, un player che gioca un ruolo fondamentale nelle politiche attinenti il lavoro autonomo è l’OECD – Organisation for EconomicCo-operation and Development.
Numerosi sono gli strumenti in atto per minimizzare le differenze di categoria nell’ambito del lavoro autonomo – specie trattando di popolazione femminile. Per ciascun paese sono già esistenti programmi di formazione come fondi finanziari specificatamente dedicati il cui più grande limite è quello di costituire, per ora, soluzioni poco efficienti sotto il profilo temporale considerando quante risorse assorbi la loro implementazione.

Conclusioni:

In ET 2020 vengono rintracciati quattro obiettivi fondamentali:

• Fare dell’apprendimento permanente e della mobilità dei popoli una realtà costante e consolidata
• Migliorare la qualità e l’efficienza dei programmi di formazione
• Promuovere l’equità, la coesione sociale e la cittadinanza attiva
• Valorizzare la creatività e l’innovazione, includere la cultura e la formazione imprenditoriale in tutti i livelli di educazione

L’imprenditorialità – quella capacità di agire su idee ed opportunità così da trasformarle in valore per se stessi e gli altri – ricade come uno degli elementi di maggiori criticità nell’ottica dei citati targets. In tutti i Paesi considerati, il training specifico su cui questo progetto si focalizza necessità ancora di ampi margini di applicabilità, sia attraverso programmi già esistenti che di nuovi futuri.
La necessità comune è quella di condividere un paradigma comune associato al fenomeno della “solopreneruship” che nasca innanzitutto dal valore aggiunto insito nel lavoro autonomo, dalla limitazione dei rischi di ogni sorta associati a questa attività e dalla salvaguardia rispetto la spietata pressione capitalistica esercitata dalle grande compagnie.